Il Bilancio Di Sostenibilità Per Le PMI: LE NUOVE INDICAZIONI NORMATIVE

la Commissione Europea ha pubblicato la Commission Recommendation on a voluntary sustainability reporting standard for small and medium-sized undertakings, nella quale si raccomanda che le PMI e le microimprese non quotate che desiderano rendicontare volontariamente informazioni sulla sostenibilità possano farlo in conformità allo standard VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs) redatto dall’EFRAG su mandato della Commissione stessa.

RGR, 30 luglio 2025

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La Commissione Europea ha pubblicato la Commission Recommendation on a voluntary sustainability reporting standard for small and medium-sized undertakings, nella quale si raccomanda che le PMI e le microimprese non quotate che desiderano rendicontare volontariamente informazioni sulla sostenibilità possano farlo in conformità allo standard VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs) redatto dall'EFRAG su mandato della Commissione stessa.

Lo standard prevede che le PMI possano rendicontare secondo due livelli di dettaglio.

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L'introduzione e la promozione di uno standard specifico dedicato alle PMI costituisce un segnale evidente della volontà di rendere il paradigma della sostenibilità inclusivo oltre che diffuso. La rendicontazione, infatti, deve essere parametrata alle diverse complessità organizzative, così da risultare accessibile anche per le realtà di dimensione minore.

La sfida che la Commissione intende affrontare non si limita a promuovere l'adozione di uno standard dedicato, ma inserisce questa raccomandazione in un più ampio tentativo di semplificazione e di alleggerimento del carico percepito dalle PMI rispetto agli obblighi legati alla sostenibilità.

La Direttiva UE/2022/2464 (cd. CSRD) richiede infatti alle grandi imprese soggette agli obblighi di rendicontazione di riportare informazioni relative alla propria catena del valore: l'obbligo di fornire tali informazioni può generare un trickle-down effect, effetto a cascata, per cui le grandi imprese soggette a normativa richiedono informazioni, anche puntuali, lungo la loro supply chain, che a sua volta per poter rispondere deve "scendere" lungo la propria catena di fornitura. Ciò comporta un onere aggiuntivo per le PMI, che si trovano a dover rispondere a molteplici questionari di sostenibilità.

I questionari hanno formati diversificati e livelli di dettaglio diversi: questo crea ulteriore peso, in quanto la gestione delle risposte non è standardizzata.

Per limitare questo effetto, se già la Direttiva (UE) 2022/2464 aveva introdotto un cosiddetto value-chain cap, con la pubblicazione del Pacchetto Omnibus e della Raccomandazione luglio 2025 viene fatto un ulteriore passo avanti: la Commissione esorta le imprese soggette a CSRD, qualora abbiano necessità di ottenere informazioni sulla sostenibilità dalle PMI presenti nelle loro catene del valore, a uniformare e limitare le richieste a quanto previsto dallo standard VSME.

Analogamente, la Commissione raccomanda che anche le istituzioni finanziarie, i partecipanti ai mercati finanziari, le imprese assicurative e gli istituti di credito, qualora abbiano necessità di informazioni sulla sostenibilità dalle PMI, si limitino alle informazioni fornite in base allo stesso standard VSME.

IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ PER LE PMI: UN'OPPORTUNITÀ FUORI DALL'OBBLIGO

Il 26 febbraio 2025 la Commissione Europea ha approvato il Pacchetto Omnibus, un pacchetto di proposte il cui obiettivo principale è semplificare e armonizzare alcune normative europee già in vigore, tra cui la Direttiva CSRD che disciplina la materia della Rendicontazione non finanziaria per le imprese.

Di seguito si riportano le modifiche più rilevanti introdotte dal pacchetto Omnibus:

Aspetto CSRD Originale Modifiche Pacchetto Omnibus
Soglia dimensionale Almeno due tra 250 dipendenti, 50mln € di fatturato e 25mln € di stato patrimoniale Oltre 1.000 dipendenti e una tra 50mln € di fatturato o 25mln di stato patrimoniale
PMI Soggette alla CSRD se quotate su mercati regolamentati Escluse per il momento dal campo di applicazione. Per queste imprese, si andrà verso un regime volontario, basato sugli standard VSME sviluppati da EFRAG
Scadenze di rendicontazione 2026 (sui dati del 2025) - 2028 (sui dati 2027) Rinvio di due anni per le imprese già soggette
Asseverazione di bilancio Passaggio graduale alla Reasonable Assurance (revisione approfondita) Rimosso il passaggio alla Reasonable Assurance (rimane la Limited Assurance)
Stima del numero di aziende soggette Circa 50.000 Meno di 7.000
Standard sector-specific ESRS Standard di reporting specifici per settore in corso di introduzione Messo in attesa o annullato
Doppia materialità Obbligatoria (sia finanziaria che di impatto) Mantenuta nella proposta
Materialità PMI Obbligatoria (sia finanziaria che di impatto) Non obbligatoria, ma fortemente raccomandata; adottato principio if applicable
Reporting della catena del valore Aziende obbligate a ottenere i dati da tutti i fornitori Le aziende soggette alla CSRD possono richiedere alla catena del valore informazioni limitate agli standard VSME
Soglia per le imprese di Paesi Terzi Fatturato 150 milioni di euro Fatturato 450 milioni di euro

In questo contesto, il cosiddetto Pacchetto Omnibus non deve essere interpretato come una regressione normativa, ma piuttosto come un'evoluzione razionale e orientata alla qualità: le modifiche introdotte mirano infatti a semplificare e armonizzare la rendicontazione, concentrando gli obblighi sulle imprese più grandi e garantendo comunque che «gli obblighi di informativa sulla sostenibilità per le grandi imprese non si ripercuotano sulle imprese più piccole delle loro catene del valore». Questo approccio preserva l'ambizione di un'economia sostenibile, evitando di trasformare il reporting di sostenibilità in un esercizio eccessivamente oneroso e puramente compilativo e formale.

Il percorso verso una cultura integrata della sostenibilità resta immutato: il tessuto economico italiano ed europeo, dalle grandi organizzazioni fino alle PMI più dinamiche, è sempre più orientato verso una rendicontazione non finanziaria consapevole, efficace e utile. La semplificazione è dunque strumento per rafforzare la qualità, la comparabilità e l'efficacia del reporting, affinché esso diventi davvero uno strumento strategico e mai un onere paralizzante.

In tale prospettiva, la rendicontazione di sostenibilità non deve essere intesa esclusivamente quale adempimento normativo, bensì come un esercizio costruttivo e orientato alla crescita. Essa rappresenta un'occasione per l'impresa, quale sia la sua dimensione, di avviare un processo di autovalutazione interna, di identificazione critica delle proprie aree di forza e di debolezza, nonché di definire obiettivi misurabili di miglioramento in termini di performance ambientali, sociali e di governance. La sostenibilità, lungi dall'essere considerata solo un vincolo, si configura dunque quale opportunità di innovazione organizzativa, di accesso a nuove forme di competitività, di finanziamento e di consolidamento della fiducia nei confronti degli stakeholder.


APPROFONDIMENTO: IL RECENTE ITER NORMATIVO DEL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ

Il primo gennaio 2023 è entrata in vigore la Corporate Sustainability Reporting Standard Directive (CSRD), direttiva 2022/2464/UE, che va a modificare il precedente regime per la rendicontazione finanziaria individuato dalla Direttiva 2014/95/UE, andando ad ampliare la responsabilità delle imprese in tema di economia sostenibile.

Il 26 febbraio 2025 la Commissione Europea ha approvato il Pacchetto Omnibus, un pacchetto di proposte il cui obiettivo principale è semplificare e armonizzare alcune normative europee già in vigore. In merito alla CSRD, l'obbligo di redigere e pubblicare il report di sostenibilità a livello individuale e consolidato è stato ridotto al fine dichiarato di porre «al centro del nostro quadro normativo le imprese più grandi, che presumibilmente hanno un impatto maggiore sul clima e sull'ambiente, consentendo comunque alle imprese di accedere a finanziamenti sostenibili per la transizione pulita».

Poiché la proposta deve ancora essere discussa e approvata definitivamente da Parlamento e Consiglio, è stato presentato anche un rinvio di due anni per l'applicazione degli obblighi previsti dalla direttiva a tutte le società che, secondo la normativa precedente, avrebbero dovuto conformarsi a partire dagli esercizi finanziari 2025 o 2026. Il Parlamento Europeo dovrebbe completare la votazione finale entro fine 2025, dopodiché si procederà ai negoziati con il Consiglio e la Commissione.

Nel frattempo, il meccanismo "Stop-the-Clock", che posticipa l'applicazione degli obblighi di rendicontazione e due diligence della CSRD, è già stato approvato dal Consiglio dell'UE il 26 marzo 2025 e dal Parlamento Europeo il 3 aprile 2025. La relativa Direttiva 2025/794/UE è entrata in vigore il 17 aprile 2025, rendendo il rinvio pienamente operativo per le aziende.

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